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la deportazione degli ebrei di Roma

 

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Il 44 % degli italiani "ostile" agli ebrei L'antisemitismo si diffonde sul web

L'indagine parlamentare conoscitiva rivela che on line si va estendendo l'idea che non è razzismo essere antisemiti. Oltre mille siti (+ 40%) dedicati alla diffusione dell'odio antiebraico

da la Repubblica, del 16/10/2011
di Alberto Custodero

ROMA - Il 44  per cento degli italiani manifesta opinioni ostili agli ebrei. Nel 12 per cento dei casi questa l'ostilità si configura come antisemitismo vero e proprio. Ma l'antisemitismo, oggi, è online. Si diffonde sul Web, in modo nuovo perché trasmette agli internauti messaggi razzisti "subliminali". L'obiettivo non è convincere alla conversione all'antisemitismo, ma rendere l'antisemitismo "socialmente" accettabile nella comunità online, facendo venire meno l'equazione razzismo uguale antisemitismo.
Sono, queste, le conclusioni dell'indagine parlamentare conoscitiva sull'antisemitismo fatta da Commissioni Affari costituzionali ed Esteri in collaborazione con la presidenza del Consiglio.

Nel 2008-09, si legge nella relazione, "s'è registrato in Italia un preoccupante incremento sulle piattaforme di Internet e nei social network di siti di tipo razzista: dagli 836 del '08 si è passati a 1172 nel '09, con un aumento del 40 per cento. In Italia, secondo la Polizia postale, sono una cinquantina i siti interamente dedicati alla diffusione dell'odio antiebraico, che pur essendo stati in passato oscurati, sono riusciti a eludere la legge italiana spostando i domini di registrazione all'estero.

L'avvento di Internet ha trasferito e amplificato a dismisura quanto prima avveniva in forma ridotta su graffiti o in pubblicazioni di nicchia. Ma soprattutto l'avvento dei social network come Facebook e Twitter ha comportato una specifica amplificazione del fenomeno che l'australiano Andrè Oboler (Chief executive officer di Zionism on the Web) ha denominato "antisemitismo 2.0" richiamando il passaggio da Web 1.0 a Web 2.0 avvenuto nel 2004 con la fondazione proprio di Facebook.   

L'antisemitismo sul Web comporta importanti ricadute negative sulla realtà giovanile. Il pregiudizio antisemita fra i giovani secondo uno studio dell'Istituto ricerche politiche e socioeconomiche (Iard), è in aumento: il 22 per cento di giovani tra i 18 e i 29 anni manifesta ostilità nei confronti degli ebrei, con dati superiori alla media per quanto riguarda i maschi, i residenti al Nord, i giovani con un livello di istruzione inferiore.

Il pericolo secondo Oboler e Stefano Gatti, esperto del Centro documentazione ebraico contemporaneo (Cdec), "non risiede tanto nei siti web tradizionali chiaramente antisemiti, ma nei social media soprattutto frequentati dai giovani. Semplici ricerche su Internet possono diffondere messaggi antisemiti. Così su Facebook o su Twitter si crea un contesto in cui l'antisemitismo e altre forme di odio diventano accettabili a livello sociale, anche se non per forza condivise, rendendo più probabile che gli stimoli della comunità online incidano su comportamenti reali. Ecco il rischio: molti rimarranno passivi e riterranno l'odio antiebraico normale, quotidiano, legittimo. Ciò genera una cultura in cui l'odio il razzismo e il comportamento antisociale possono diffondersi, con grossi rischi per l'ordine pubblico e la sicurezza".

Neanche a farlo apposta, come l'attività della Commissione è iniziata, sono apparsi su siti razzisti e antiebraici attacchi specifici e minacce a componenti del Comitato, in particolare alla presidente Fiamma Nirenstein. Secondo l'indagine parlamentare l'antisemitismo online è da considerarsi problema globale cui contrapporre reazione globale.

A proposito di contrasto al razzismo via Web, il capo della polizia postale Domenico Vulpiani ha ammesso che la propaganda antisemita e negazionista una volta relegata a pubblicazioni di nicchia ha trovato su Internet uno strumento facile ed economico di diffusione. Ma la legge Mancino contro le discriminazioni etniche razziali religiose, entrata in vigore prima della diffusione di Internet, sconta in proposito alcuni limiti di applicazione. I social network, del resto, non si possono certo oscurare. L'unica via è instaurare con i gestori una collaborazione per rimuovere contenuti a carattere criminale, ma questa procedura appare non agevole nel caso di affermazioni di tipo razzista o antisemita perché si pone il problema della difficoltà di assumere la veste di censore rispetto all'espressione di opinioni per quanto discutibili. Sull'argomento il ministro dell'Interno Roberto Maroni ha ammesso che "vi sono difficoltà e resistenze da parte dei gestori dei social network a provvedere alla rimozione di contenuti discriminatori sulla base della semplice segnalazione della polizia postale. Di conseguenza, la Polpost provvede al monitoraggio dei siti e segnala i vari casi all'autorità giudiziaria, che a sua volta emana provvedimenti di natura giurisdizionale che consegna ai gestori dei siti. Questi ultimi, specie se con sedi all'estero, non sono tenuti al rispetto del provvedimento, ma in genere lo eseguono".

La Commissione ha dunque formulato la richiesta che il governo provveda con urgenza a risolvere il problema della mancata sigla da parte dell'Italia al Protocollo addizionale alla Convenzione sulla criminalità informatica relativo all'incriminazione di atti di natura razzista e xenofobica commessi a messo di sistemi informatici" entrato in vigore nel 2004.

Per quanto riguarda l'odio antiebraico nel contesto internazionale, "la novità assoluta che l'indagine ha contribuito a far emergere è l'elemento genocida, che consiste nel promettere che gli ebrei possano subira un'altra Shoah. È questo un elemento che emerge dai discorsi del leader iraniano Ahmandinejad dal banco dell'Assemblea generale Onu e a cui fanno eco in Europa le posizioni di alcuni gruppi estremi sia di destra che di sinistra cui non corrisponde una adeguata azione di contrasto da parte della comunità internazionale. Preoccupa a livello europeo l'ascesa in Ungheria del partito di estrema destra Jobbik che deventato terzo partito del Paese con il 15 per cento, sembra contare sull'appoggio di importanti segmenti della società così come di analoghe formazioni in altre zone d'Europa".

L'Agenzia europea per il Diritti Fondamentali con sede a Vienna nel 2010 ha pubblicato un documento sul periodo 2001-09 che attesta come l'antisemitismo sia costantemente cresciuto nell'ultimo decennio e come in Italia esso si sia mantenuto a livelli piuttosto elevati rispetto alla precedente rilevazione 1991. Il 2009 è stato l'"anno terribile" in Europa occidentale per l'antisemitismo dalla fine della Seconda Guerra.  

La tedesca Fredrich Ebert Foundation ha svolto uno studio in 8 Paesi europei fra cui l'Italia ponendo la domanda "considerata la politica dello Stato di Israele, posso capire perché la gente non ami gli ebrei". Nel nostro Paese ha risposto sì il 25 per cento, Germania e Inghilterra 35 per cento, Olanda 41, Portogallo 48 e Polonia addirittura 55. E i "tragici fatti di Oslo del luglio di quest'anno, si legge, testimoniano la terribile potenzialità violenta insita nei gruppi estremisti, in particolare neonazi".

Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma, ha evidenziato il pericolo del nuovo antisemitismo rappresentato dall'antisionismo e dagli episodi violenti di cui  si sono resi protagonisti immigrati musulmani in Europa. Ha segnalato la saldatura che esiste tra alcune organizzazioni islamiche e gruppi nenonazi che è alla base di aggressioni alle comunità ebraiche, alle loro sinagoghe, scuole, cimiteri.

L'indagine parlamentare ha concluso osservando però che gli ebrei non sono attualmente la minoranza nei cui confronti si manifestano le forme più crude di intolleranza in Italia. La ricerca non lo dice, ma al momento nel nostro Paese la minoranza più esposta a intolleranza sembra essere quella Rom.

Tags: antisemitismo, giovani

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