16 ottobre 1943

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la deportazione degli ebrei di Roma

 

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Shoah, il sopravvissuto Dell'Ariccia incontra gli studenti del Socrate

La testimonianza in vista del Giorno della Memoria: "Sono scampato al rastrellamento, ma gran parte della mia famiglia è morta nei lager"

da la Repubblica, del 22/01/2015
di Valentina Lupia

"Mio zio ci aveva avvisati, ci aveva detto che sarebbe successo qualcosa di brutto, ma di tutta la mia famiglia solo due persone gli hanno creduto: mio padre e mia madre". A parlare è Lello Dell'Ariccia - testimone della Shoah - che in occassione degli incontri nelle scuole per il Giorno della Memoria (il 27 gennaio) oggi è salito in cattedra al liceo Socrate, nel quartiere Garbatella, per raccontare ad una platea di 300 studenti la storia del popolo ebraico e le terribili vicende vissute a Roma nel periodo della deportazione e del rastrellamento.

"Mio padre- racconta Dell'Ariccia- andò a vivere in una fattoria in via Salaria, io, mia madre e mio fratello in un'altra a via del Casaletto, che ora fa parte di Roma, ma prima era aperta campagna". Con gli occhi lucidi, Lello Dell'Ariccia spiega come quel trasferimento fu solo il primo di tanti. "Un giorno mia madre prese qualche uovo, del latte, dello zucchero, dell'olio e con quel poco salimmo su di una camionetta che in un paio d'ore ci portò a casa di mia nonna. Ma mentre ci stavamo avvicinando alla porta, un commerciante che conosceva mia madre la prese per il braccio e le disse che era appena passato il camion che aveva portato via anche mia nonna e una nipotina di sei anni. Così per un po' di tempo ci nascondemmo lì". Per caso, dunque, Lello Dell'Ariccia riuscì a salvarsi dalla deportazione nei campi di concentramento.

"Dopo il bombardamento nel quartiere di San Lorenzo la situazione per noi ebrei peggiorò", racconta ancora Lello Dell'Ariccia. Sulla base di alcuni elenchi ministeriali, infatti, "le Ss cominciarono a girare per la capitale, andando di palazzo in palazzo a prendere persone ebree per poi portarle alla stazione Tiburtina, lì aspettavano loro treni che li avrebbero portati a campi di concentramento e di sterminio. Nei vagoni, dove entravano circa cinquanta persone, c'era solo un po' di paglia". Ma le immagini di quei giorni solo limpide nella sua memoria, così ricorda "episodi belli e brutti di quei giorni: ci fu la portiera di un palazzo che strappò dalle braccia di una donna un neonato, spacciandolo per suo, e quella fu ben contenta di darglielo. Ma ce ne fu un'altra che indicò alle Ss una bambina di sei anni che stava scappando, anch'essa ebrea".

Arrivarono poi i giorni nei conventi, che hanno ospitato diverse famiglie durante il rastrellamento. "Nel primo convento stavamo bene, mia madre non era molto religiosa, ma  un giorno aprì una finestra e pregò il suo Dio. Poi guardò me e mio fratello e ci insegnò l'Ave Maria e il Padre Nostro, in modo tale che ci saremmo potuti spacciare per cristiani cattolici". Ma anche qui lì pace durò poco, fino ad una notte in cui tutte le famiglie presenti nel convento furono cacciate a causa di un avviso in cui le Ss annunciavano che avrebbero visitato tutti i conventi della Capitale. "Così alcuni amici, dopo aver procurato a mia madre dei documenti falsi ci trovarono un posto in cui trascorrere la notte, ma poi andammo in un altro convento".

E qui, con voce rotta, Lello Dell'Ariccia riporta alla luce la richiesta fatta dalle suore. "Ci dissero che appendere il loro simbolo, la madonnina del Lussemburgo, davanti alla porta della nostra camera le avrebbe fatte stare più tranquille". E l'incubo durò ancora poco. "Rivedemmo mio padre alla fine della guerra, nonostante fosse distante poche centinaia di metri dall'ultimo convento. Ma molte persone della mia famiglia sono morte nei campi".

Poi, commosso, Lello Dell'Ariccia ha salutato gli studenti: "Spero che ognuno di voi porti un pezzetto di queste storie nella sua vita. E, augurandovi una vita di successi, spero che quando avrete figli possiate raccontare loro quanto avete udito. Perché tutto questo non accada più".

Tags: antisemitismo, ebrei, deportazione, Roma, memoria, testimoni, Lello Dell'Ariccia

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